“Lo scrittore è l'arco, il libro è la freccia, il cliente è la mela, il libraio è quello che tiene in testa la mela”
“-I libri costano troppo – mi disse un signore, salendo sulla sua macchina da duecento milioni”
“ Forse gli editori non hanno fiducia nei lettori, i lettori non l'hanno negli editori, i librai non l'hanno né nei lettori né negli editori. Ma tutti hanno fiducia nei libri, e il miracolo si ripete.”
Stefano Benni
Umberto Eco, descrivendo la differenza tra le librerie di un tempo e quelle odierne, racconta che “quando io ero studente la libreria era un luogo umbratile, dove appena entravi venivi avvicinato da un signore distinto che ti chiedeva inquisitoriamente che cosa volevi. Ovvio che, se non eri entrato con un titolo preciso in mente uscivi subito, balbettando qualche parola di scusa. Occorreva essere intimi di un libraio per poter fare quello che ogni amante dei libri desidera fare, e cioè passare ore tra gli scaffali, annusando, leggendo bandelle, frugando sui ripiani alti – e insomma imparando di più perdendo tempo senza comperare che a comperare e a leggere un libro solo. Le librerie di oggi sono per fortuna un luogo dove la gente può scoprire libri che non conosceva, guardare, toccare, e dove soprattutto si trovano persone che attraverso il computer ti sanno dire quale sia il titolo che avevi dimenticato..” .
Il fatto di toccare i libri, la fisicità mi viene da dire, è a mio parere una caratteristica vincente per chi scelga di fare il libraio.
Credo che in definitiva sia stato proprio il piacere del tatto che ha reso possibile il miracolo: a dispetto di siti internet che svendono libri, offrendo sconti che per una libreria, soprattutto se piccola e non in franchising come la mia, sarebbe impossibile fare, queste ultime non si siano ancora estinte come i dinosauri!
Detto ciò, non voglio nascondermi: aprire una libreria in Italia è dura, aprirla sotto la cosiddetta “Linea Gotica” lo è ancora di più.
In Italia si legge poco, non esistono vere scuole che insegnino il mestiere, a differenza, per esempio, della Germania e soprattutto non esiste una vera legge sullo sconto, cosa che porta gli ipermercati o le grandi catene a praticare sconti che fagocitano il mercato e rendono la vita ardua alle librerie indipendenti (in Francia e Germania è fissato per legge il tetto massimo dello sconto).
Insomma, fare il libraio non è sicuramente uno dei mestieri più facili!
Tanto che, tre mesi fa, quando ho aperto la libreria, non avevo assolutamente idea di ciò che sarebbe successo, ero pronta ad ogni eventualità: a San Giovanni, si sa, le librerie non hanno mai avuto vita facile.
Tengo a precisare che non è tutta colpa degli abitanti: è facile dire “qui non si legge, si pensa solo a riempirsi la pancia” e si snocciolano a mò di esempio, nomi di altre realtà italiane dove la cultura è tenuta in grande considerazione. Sono infatti fermamente convinta che l'amore per la lettura debba essere instillata fin da piccoli, tramite tutta una serie di servizi/strutture che facilitano la fruizione dell'oggetto-libro. Insomma, se ci sono librerie in attivo, biblioteche ben fornite e vitali, eventi culturali periodici sponsorizzati dal Comune, percorsi di lettura nelle scuole, è chiaro che la vita del libro è più facile, perché quest'ultimo non viene più visto come “oggetto alieno”, ma al contrario, come qualcosa di famigliare e oserei dire necessario.
E' riduttivo quindi dire che al Sud non si legge, tanto più che negli ultimi tempi si sta, anche se faticosamente, avvertendo un'inversione di tendenza; basti pensare alla folla di persone accorsa alla Feltrinelli di Bari per accogliere Gianrico Carofiglio e il suo ultimo libro con un'ovazione solitamente riservata alle rock star; o agli eventi letterari pugliesi (i Dialoghi di Trani per esempio) che fanno sempre registrare il tutto esaurito.
O, ancora, allo sforzo che sta compiendo da qualche anno l'Associazione I Presidi del Libro, creata da vari editori pugliesi, tra cui la Laterza.
Tra l'altro, questo è uno dei rarissimi esempi in cui siamo noi ad esportare cultura alle altre regioni italiane: infatti, seguendo l'esempio pugliese, sono nati i Presidi anche in Piemonte, Emilia Romagna e Sardegna.
Tutto questo preambolo è per dire che lamentarsi dei propri concittadini, oltre che semplicistico è ingiusto. Ovviamente non posso nemmeno affermare che sia facile gestire (e soprattutto tenere in attivo!) una libreria in questa realtà. Quotidianamente mi scontro con tante piccole difficoltà, problemi di distribuzione, in primis, perché si sa, gli editori preferiscono trattare con le grosse realtà.
Il bilancio però, finora, è sicuramente positivo: la libreria è animata, molta gente entra e ama sfogliare e soffermarsi sulle ultime novità; di solito quelli che entrano la prima volta, poi ritornano e questo è il piacere più grande, perché significa che dall'esterno si avverte l'impegno che ci metto nell'offrire un luogo stimolante, che generi curiosità e che non sia pieno solo dei soliti best seller, tanto che ai cosiddetti “libri di catalogo” offro uno spazio considerevole, vista la metratura non elevata della libreria.
Un'altra grande soddisfazione è il numero di giovani frequentatori: qui l'età media è relativamente bassa e i loro acquisti non sono mai banali o scontati.
A livello di vendite, il periodo natalizio è andato molto bene, oltre l'insperato, direi.
Adesso però è arrivato il momento più difficile: se i primi mesi a fare da molla c'è stata la curiosità, e poi un grande evento come il Natale, ora si tratta di fidelizzare, per così dire, i clienti già acquisiti e cercarne di nuovi, oltre ad offrire più servizi, come eventi e incontri culturali, corollario essenziale per un posto che mette la cultura al primo posto, che però ovviamente richiedono tempi e sforzi aggiuntivi.
Se gennaio è stato dedicato all'inevitabile inventario, da febbraio ci saranno in calendario una serie di iniziative e anche di sorprese che non voglio svelare ora, ma che sono certa andranno ad arricchire ulteriormente l'offerta culturale della libreria.
Valeria Lauriola
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