giovedì 20 settembre 2007

Il re è nudo, finalmente!

Ai nostri politici e a tutti quelli che vogliono intraprendere la carriera politica.



La politica è forse la sola professione per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione.


(Robert Louis Stevenson)



La notizia mi è giunta tramite un sms. Un caro amico mi ha avvertito: “Francè, l’amministrazione comunale è caduta”. Appena avuta la possibilità di collegarmi ad internet, ho letto quello che riportava la Pravda sangiovannese, ovverosia il portale “sangiovannirotondonet.it”, guidato amabilmente da Catone e Saffo.

L’articolo, sempre equidistante, raccontava solo che l’amministrazione si era sciolta dopo la raccolta delle firme di ben 11 consiglieri comunali, quattro dei quali legati, in qualche modo, al centro-sinistra.

Alla notizia, un moto di sollievo e gioia.

E’ finita un’esperienza iniziata sotto i migliori auspici. Otto mila voti. Tanto entusiasmo, impegno profusi da elettori sinceri e convinti, dagli amici e, infine, dai numerosi lacchè che non mancano mai. Ricordo ancora i discorsi pubblici del defenestrato e umiliato Mangiacotti: “progresso, trasparenza, largo ai giovani, i miei maestri saranno Fiore, Salvemini e Luigi Tamburrano”. Che fine indecorosa, caro Mangiacotti, hai fatto! Una fine indecorosa, dunque, ma strameritata e voluta.

L’ex sindaco è rimasto prigioniero non solo dei suoi arroganti, mediocri, incompetenti assessori e consiglieri (anche quelli privati), ma, soprattutto, delle sue innumerevoli promesse da messia. Promesse, naturalmente, mai mantenute, cambiali non rispettate, progetti tutti in cantiere, attesa rinascita trasformatasi ben presto in incubo. Un incubo amaro, soprattutto per noi poveri e onesti cittadini che nel 2005 lo votammo in massa.

Ricordo ancora, come se fosse adesso, l’intervista che mi rilasciò nell’ottobre scorso a Palazzo di Città. Me lo ricordo quieto, sorridente, falso, bugiardo, ipocrita, docilmente seduto sulla tanto ambita e comoda poltrona che già allora immeritatamente riscaldava. Difendeva il suo operato, difendeva a spada tratta gli amici Siena e Cusenza, con il sorriso sulle labbra accusava me di disfattismo, eccessiva durezza e poco oggettività nelle analisi; era lui, in pratica, che accusava tutto e tutti: l’opposizione, il cosiddetto ceto medio riflessivo e la popolazione tutta. Nelle sue risposte, descriveva una città che, nella dura realtà di tutti giorni, non esisteva affatto. Pontificava ex cathedra, descrivendo, come Berlusconi, il paese dei balocchi: nuove strade, piscina, campi da tennis, soldi per la cultura e chi più ne ha più ne metta. Mentre registravo le sue risposte, dal corridoio del primo piano di Palazzo di Città il via vai di gente era impressionante, mi sembrava, a dire il vero, di essere in un suk a Instanbul dove la gente baratta di tutto. Nel frattempo il Messia seguitava a narrare un paese che non c’era: un paese vuoto, un paese insensibile, stanco e nauseato. Alla Pravda sangiovannese molti navigatori hanno scritto contro l’intera classe dirigente: non sarà, per caso, che essa è lo specchio della popolazione che, due anni or sono, votò per questi politicanti?!

Il grande distributore di mani è l’artefice di questo sfascio: a lui spettavano tanti onori ma, soprattutto, tanti oneri. La bussola che avrebbe dovuto seguirlo lungo tutto il percorso si è smarrita; i consiglieri, come accadde per l’altro disastro di nome Squarcella, ben presto si sono dimostrati degli impenitenti gaffeur, volgari, arroganti e bugiardi.

Qualche giorno fa, in una conversazione avuta a casa dello storico Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni a Roma, e bistrattato dalla vecchia amministrazione capeggiata dal grande distributore di mani, discettavamo, in una cornice accogliente dove i libri la facevano da padrone, sul presente della nostra città. Il professore mi ha detto: “Quella città non la riconosco più: da quando mi sono trasferito qui a Roma ha subìto un’involuzione impressionante. Occorre, a questo punto, puntare solo ed esclusivamente sui giovani”.

Lo scenario, adesso, è quanto mai cupo e avvilente. Ancora una volta ci tocca ripartire da zero, nonostante la gente, quella perbene, sia nauseata e schifata. Cosa succederà, dunque?

Quali manovre si metteranno in moto? Chi avrà il coraggio di mettersi in gioco? Quante liste, adesso, si formeranno? Cosa faranno gli attuali componenti dell’intero consiglio comunale? Vedrete che ognuno farà la morale all’altro; ogni gruppuscolo cercherà di sputare fango sulle altre piccole lobby che si annidano tra le torbide stanze dei partiti e di Palazzo di Città.

E chi penserà alla collettività? Quale sarà il demiurgo che con il bastone (senza carota, ovviamente, visti i tempi) detterà i tempi di una attesa rinascita? Mala tempora currunt…



PS: Mi chiedo, inoltre: come farà la Inge Feltrinelli della nostra città, vale a dire Lauriola, a organizzare i suoi mega eventi culturali, Che ne sarà del povero Crisetti, chiamato a giudicare le grandi opere? Come verranno scelti i magnifici Zibaldoni leopardiani che, tra un mignon e un crodino, offerti generosamente dal Pasteus, saranno illustrati nel medesimo centro di ritrovo socio-eno-gastronomico-cultural per la Belle Epoque sangiovannese? E i cenacoli? E le rassegne? Ah dimenticavo… Ha già nel suo fittissimo calendario Travaglio, Stella, Odifreddi, Beha…

lunedì 17 settembre 2007

Senza Parole 2

Tante parole per non dire nulla! L’incapacità di Lauriola di accettare la provocazione e trasformarla in azione concreta è ormai cronica. Il provincialismo di Lauriola è un dato di fatto assolutamente apodittico.

Rispondo al commento della libraia, ponendole qualche umile quesito: come mai in altri paesi molto meno noti del nostro, gli autori accettano di buon grado l’invito a presenziare le loro fatiche letterarie?

Come mai i soldi negli altri paesi – non tanti comunque – si riescono a reperire con una certa facilità, e da noi, nonostante il vorticoso giro di miliardi ruotante intorno alla figura desacralizzata di Padre Pio, si reperiscono solo le briciole?

Come mai – era quello che avevo consigliato – Lauriola non ha chiesto un sostegno economico e sponsorizzazioni varie alle banche, al Comune, agli albergatori o alla Provincia? Valeria, mi sa, vorrebbe avere la botte piena e la moglie ubriaca… e ciò non è assolutamente possibile.

Lauriola, inoltre, dovrebbe sapere che dietro la scrittura di un libro c’è tanta fatica, sacrificio, impegno: mi sembra normale, quindi, che chiedano gli illustri – trattati dalla libraia con un certi disprezzo – un compenso.

Il rovescio della medaglia, però, mette in luce – ma il cervello di Lauriola non ha questa arguzia – che una rassegna letteraria di questo livello, con nomi del genere richiamerebbe gente da tutta la provincia e le permetterebbe davvero di sbarcare il lunario, di farsi un nome e di guadagnare un bel po’ di soldie di aiutare il paese a aprirsi culturalmente. Quando organizzai la presentazione del mio libro, invitai lo storico Beppe Vacca e il deputato Peppino Caldarola. Ebbene: il chiostro comunale era stracolmo, la vendita buona, pubblicità tanta e confronto di livello. E sapete quando spesi per invitare i due relatori: zero euro!

Occorre tanta volontà, voglia di rischiare, poca permalosità, tenacia e pochi fronzoli. Ad oggi, Lauriola non ha dimostrato queste capacità, checché ne dicano lei e i suoi amichetti, poco propensi ad accettare qualche critica, oggettiva e reale.

Se è contenta di quello che ha fatto – Ciccone, D’Apolito, Luciani – stappiamo una bella bottiglia di champagne e, mogi mogi, andiamo tutti a festeggiare la Rinascita socio-culturale di San Giovanni Rotondo e i mega successi di Lauriola e compagnia bella, pronti, inoltre, a cancellare il link del mio blog dal portale Sangiovannirotondonet.it quando si scrive qualcosa di sgradito.

Il mio non è assolutamente astio, ma cerco di raccontare i fatti così come si svolgono; non è mia intenzione – checché se ne dica – diventare il Don Chisciotte della città né, tantomeno, vittima di questa società: ho le spalle troppo larghe. La povera (di tasca e di mente) Lauriola non sapendo a cosa appigliarsi, in un commento prolisso, noioso e ridicolo, si scaglia contro di me solo per coprire le sue copiose defaillances.

E poi basta con questi “vorrei”: se si hanno delle capacità questi “vorrei” possono diventare fatti reali.


 


PS: prenda sul serio quelli che le fanno comodo. Di certo dormirò sonni tranquilli e sereni anche senza il suo avallo.