In questi giorni, immerso nella lettura di un bel libro sul degrado delle città italiane e sulla devastazione dell’ambiente, ho riflettuto, rifacendomi anche a fotografie dei decenni passati, su quanto è avvenuto nella nostra città nel corso di questi anni; da quando, insomma, la figura di San Pio ha varcato i confini regionali e nazionali.
Riflettevo, quindi, sulla ricchezza, particolarità, bellezza del territorio sangiovannese, ma non solo; ho avuto modo di constatare, e per l’ennesima volta, di quanto potere abbia il denaro, il guadagno e, in senso lato, il potere.
Un potere capace di distruggere, e in un torno di tempo molto breve, bellezze naturali e paesaggistiche millenarie, una devastazione senza se e senza ma, una distruzione delle nostre ricchezze ambientali che ha molti padri, ma che nella città ignorante e barbara qual è San Giovanni Rotondo, non hanno pagato per quanto dovevano, anzi.
Guardandola dall’alto, dalla già deturpata montagna che sovrasta la città, ci si accorge ben presto che la devastazione, nonostante i cambi politici a Palazzo di Città. è ancora in atto; più che una città, sembra un cantiere aperto; gru ed escavatori continuano, dietro la longa manus dei barbari sangiovannesi senza scrupoli, a distruggere quel poco di buono che è ancora rimasto.
In quest’articolo, però, vista la contemporaneità dei suoi scritti, e trasferendo le sue parole di portata nazionale sulla nostra triste realtà di città senza rispetto per nulla, trascrivo quello che Antonio Cederna, ‘padre’ del movimento ambientalista e di tutela dell’ambiente in Italia (quelli di San Giovanni Rotondo, onestamente, mi fanno pena) nonché fondatore del movimento Italia Nostra.
Ogni mia modesta parola, di fronte agli articoli denuncia di Cederna pubblicati sul Mondo di Mario Pannunzio a partire dal 2 luglio 1949, è superflua e, magari, poco ascoltata, vista la schiera dei denigratori che, ormai da anni, mi porto sulle spalle; una schiera che, però, non mi intimidisce, tutt’altro.
Quello che ha scritto Cederna, forse è anche inutile ribadirlo, lo condivido in pieno, dalla prima all’ultima riga. I responsabili dello scempio del nostro territorio sono ancora quasi tutti sulla scena; ovviamente nessuno ha pagato per quello che ha fatto, e quindi oltre al danno si aggiunga pure la beffa.
Gentaglia che meriterebbe la galera, e invece gira indisturbata lungo le strade cittadine, con un ghigno beffardo verso i sempre più isolati cittadini onesti e rispettosi della legalità.
Ma ecco cosa ha scritto Cederna: “I vandali che ci interessano sono quei nostri contemporanei, divenuti legione dopo l’ultima guerra, i quali, per turpe avidità di denaro, per ignoranza, volgarità d’animo o semplice bestialità, vanno riducendo in polvere le testimonianze del nostro passato: proprietari e mercanti di terreni, speculatori di aree fabbricabili, imprese edilizie, società immobiliari industriali commerciali, privati affaristi chierici e laici, architetti e ingegneri senza dignità professionale, urbanisti sventratori, autorità statali e comunali impotenti o vendute, aristocratici decaduti, villani rifatti plebei, scrittori e giornalisti confusionari o prezzolati, retrogradi profeti del motore a scoppio, retori ignorantissimi del progresso in scatola.
Le meraviglie artistiche e naturali del “Paese dell’arte” e “del giardino d’Europa” gemono sotto le zanne di questi ossessi: indegni dilapidatori di un patrimonio insigne, stiamo dando spettacolo al mondo.
Tra le persone civili e i vandali odierni nessun compromesso è possibile”
Di fronte a queste a parole e al coraggio con cui sono state proferite, ogni aggiuntivo commento, ogni fotografia, ogni carta bollata sarebbero superflui.
Bastano, d’altronde, due occhi e la necessaria dignità per accorgersi del degrado nel quale siamo piombati. Un degrado senza rimedio. Un degrado che tutti noi pagheremo caro.
martedì 17 aprile 2007
I vandali in casa
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