Sindaco Mangiacotti,
son passati quasi due anni dall’insediamento a Palazzo di Città della sua giunta; dopo gli anni nefasti e incresciosi della giunta Squarcella, senza dimenticare ovviamente quelli del commissario prefettizio, l’aprile del 2005 sembrava dovesse essere ricordato come il mese del grande risveglio dopo anni di letargo, crisi, decadimento politico, morale e sociale.
Gli esiti alle urne furono per lei a dir poco trionfanti; il codazzo di lacchè che si portava appresso era già pronto per festeggiare la grande abbuffata che intorno a lei si stava già preparando e apparecchiando; d’altronde, l’umiliazione dei suoi oppositori fu cocente e senza possibilità di accampare scuse.
I vari Impagliatelli, Canistro, Pennelli, Scaramuzzi, De Bonis dimostrarono tutta la loro inefficacia e incompetenza nel condurre la campagna elettorale: impacci, aridità culturale e poco appeal furono, a mio parere, alla base del loro clamoroso e scontato insuccesso. Un insuccesso non solo politico ma, soprattutto, personale.
Lei, miracolosamente, fu in grado di trarne vantaggio; un vantaggio mastodontico, frutto dello scontento che serpeggiava tra gli abitanti sangiovannesi e delle promesse (chimeriche) che lei aveva distribuito come neanche Gesù Cristo!
I suoi sepolcri casalinghi verranno ricordati per anni: di casa in casa, di domicilio in domicilio dal saccone elettorale regalava pani e pesci, come nella peggiore tradizione democristiana.
Gli illusi e sbalorditi paesani, inginocchiatisi all’arrivo del nuovo messia, le diedero fiducia e preferenze. Un patrimonio di oltre 8 mila voti. Un patrimonio che, almeno in principio, sembrava invulnerabile, immarcescibile.
Dopo il viaggio sulla Luna, durato quasi un anno, il ritorno alla realtà, quella vera, è stato terribile e doloroso. Le promesse che lei aveva distribuito a man basse si sono trasformate in cambiali da rispettare; l’ufficio di Palazzo di Città pare sia diventato un grande ufficio di collocamento dove grandi e piccini, bavosi e disperati e illusi, cercano in tutti i modi di farle rispettare il mega-contratto che con i medesimi aveva stipulato mesi or sono.
La sua testa, Sindaco Mangiacotti, a furia di emettere vergognosi e ipocriti yes, pare oramai una palla che, continuando a rotolare, non riesce più a fermarsi. Un frullatore in perenne movimento.
La sua maggioranza, Sindaco, che sembrava ferrea e immune da qualsiasi ribaltone, si è convertita ad un grande colabrodo; la sua giunta, un continuo ribaltamento di poltrone: persone sbagliate al posto sbagliato; partiti, Ds e Sdi in primis, trasformati in comitati esclusivi dove l’accesso è riservato ai fedelissimi.
In questi giorni, Sindaco, come lei saprà meglio di chiunque altro, il suo’amato’ vice-sondaco, il famigerato Cappucci (il nipotino è già pronto per succedergli), è stato sfiduciato palesemente da membri dello stesso partito che fino a qualche mese fa erano i più fidati commensali del caporione socialista. Bene.
Sindaco Mangiacotti, a ben guardare, definire il suo governo in crisi è a dir poco superfluo. Cambi di poltrone, mozioni di sfiducia, ritorni in politica vergognosi sono i motivi principali che dovrebbero indurla a dimettersi in quanto principale responsabile di questo sfascio. Uno sfascio prevedibile perché con questa giunta non si poteva andare da nessuna parte. Uno sfascio ancora rimediabile se lei avrà il coraggio, l’onestà intellettuale, la dignità di rimettere nelle mani degli elettori il mandato che tanto fiduciosamente e speranzosamente le avevano conferito.
Cosa aspetta a fare il passo necessario, obbligato? Cosa deve ancora accadere perché lei abbandoni la vellutata e ben remunerata poltrona di primo cittadino?
Se ha rispetto per se stesso, torni a casa e si ritiri a vita privata. Per sempre!
lunedì 12 febbraio 2007
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